Antonio
Del nonno si parlava spesso e volentieri a chiara voce
per ricordare, celebrare. Racconti su racconti che ho incalzato
nelle estati, inconsapevole e leggera
(il partigiano che suonava il clarinetto nella banda,
nato nell’ottocento, tornato sano e salvo dalla guerra,
che aveva gli occhi azzurri e tutti lo stimavano in paese...)
Racconti su racconti e la tristezza non c’entrava.
Adesso so che a me
la tua mancanza è sempre stata viva ma taciuta,
come se fosse troppo darle un posto.
Così di te
mi tengo stretto il fatto
che sei stato un uomo notevole e non solo di statura
che avevi le mucche i frutteti e la cooperativa.
Che se ho studiato tanto è tanto merito tuo.
Che tutto il resto ancora non lo so nominare.
(25 aprile 2021, inedito)
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